Ricordando il Prof. Ferrari (M. Carli)
Quando nell’estate del 2015 mi raggiunse la notizia della morte del Prof. Ferrari, ero molto lontano, in senso geografico e psicologico e il fatto, anche se mi rattristò, non mi creò quel senso di mancanza che, avevo pensato, avrei provato e che, dopo diversi mesi dalla sua scomparsa, penso sarebbe stato giusto provare.
Augusto Ferrari, il Professor Augusto Ferrari, infatti, per molti anni, è stato il corpo e l’anima di quel tentativo, iniziato negli anni sessanta, di trasferire ai medici italiani un metodo formativo all’ascolto dei pazienti e di sé durante la visita clinica.
Ha svolto un’opera ancor più meritoria, perché è riuscito a mantenere in dignitose condizioni l’Associazione Medici Italiani Gruppi Balint, fondata allora con successo da lui e da altri, anche negli ultimi anni pur pieni di difficoltà.
La sua malattia e la sua scomparsa si sono sentiti subito, perché, nei momenti di necessità, sapeva svolgere tutte le mansioni necessarie al proseguimento dell’opera dell’Associazione, sia dal lato scientifico che da quello organizzativo e burocratico.
Il suo lavoro, in questi anni, è stato spesso quasi solitario, sempre energico e silenzioso, premiato solo dai risultati e dalla stima di chi gli stava intorno.
Purtroppo nessuno di noi, al momento, è in grado di riassumere in sé tutte queste qualità, che sono indispensabili nei momenti di difficoltà e la sua scomparsa ha ridotto ulteriormente l’opera della Associazione. Rimane però l’esempio della sua tranquilla convinzione, del suo desiderio disinteressato di migliorare la vita dei colleghi medici e dei pazienti e, se ancora qualcuno parla con competenza e passione dei gruppi di formazione secondo Balint, lo dobbiamo a lui e a quelli come lui.