Note in merito al Convegno sulle ‘ Helping professions’ svolto a Roma nel 2016 (A. Frunzio)

Ancora una volta siamo costretti a constatare come la metodica balintiana, a differenza di quanto accade in altre nazioni, stenti a diffondersi e ad affermarsi su tutto il territorio italiano, con l’eccezione di poche realtà locali.

Ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale in cui un gruppo di conduttori formati e preparati e uno stuolo di operatori sempre più numeroso e sempre più minacciato di cadere preda della sindrome del “burn-out” non riescono a trovare un punto di contatto, un terreno comune in cui incontrarsi e confrontarsi.

E’ come se si parlasse due lingue diverse e non si riuscisse a comprendersi. Paradigmatico in questo senso è stato il gruppo Balint dimostrativo a cui ho partecipato, incentrato proprio su una difficoltà di comunicazione linguistica tra gli operatori sanitari e i genitori peruviani di una piccola ricoverata, con il conseguente senso di frustrazione e il cedimento a sentimenti aggressivi da parte degli stessi sanitari.

Come sventare allora il pericolo che la pratica del metodo balintiano continui ad essere un fenomeno di nicchia e non riesca ad intercettare una domanda sommersa molto pressante e molto diffusa anche se quasi del tutto inconsapevole?

Fondamentalmente, a mio parere, lavorando secondo due direttrici.

Una è quella di moltiplicare le occasioni di incontro e confronto tra le varie realtà locali come è avvenuto ieri, magari istituendo un forum balintiano permanente, in modo da fornire una comunicazione chiara, coerente ed efficace sul nostro modus operandi.

L’altra, quella forse più complicata, deve fare appello alla nostra resilienza (pazienza e resistenza) e alla nostra capacità di “ascoltare” nel tentativo di decifrare tra i sussurri e le grida dei “curanti” il senso vero della loro richiesta. Analizzando il contesto in cui operano, cercando di studiare la loro lingua, sforzandoci di evitare di imporre e di calare dall’alto delle interpretazioni brillanti quanto premature e inefficaci del loro disagio.

Antonio Frunzio

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